domenica 3 gennaio 2016

Lo spreco della vita

Il post di oggi non è altro che un tema assegnato per le vacanze di Natale relativo ad un aforisma scelto da una serie in elenco. Ha avuto risvolti interessanti e così ho deciso di pubblicarlo. Buona lettura!

«Lo spreco della vita si trova nell'amore che non si è saputo dare, nel potere che non si è saputo utilizzare, nell'egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità.»
Oscar Wilde

1882 --- Oscar Wilde, the Irish writer and literary critic, sits for a portrait during his tour of Canada and North America in 1882.  Wilde's wit made him famous and his flamboyance made him infamous. --- Image by © CORBIS

Continuamente immersi nelle proposte “assolutamente imperdibili” dei cataolghi porta a porta, imboscati nei negozi “tutto a 99 cents” abusivi dei cinesi e impegnati a cercare il parrucchiere più economico nelle vicinanze, spesso dimentichiamo il significato più decisivo e, oserei, più importante di spreco.

Non si spreca solo l'acqua, la corrente elettrica, il denaro: si spreca la propria esistenza, talvolta. Pensiamo a quante volte ci siamo pentiti di non aver amato abbastanza una persona, magari dopo essercene separati a causa di un lutto, un divorzio, oppure la sensazione che si ha quando si viene a sapere che qualcuno che fino a quel momento deridevamo o, ancora, con cui perdevamo facilmente la calma sta vivendo lui stesso una malattia, una perdita, un problema più o meno grave. Quella che si percepisce è la sensazione del risentimento, del senso di colpa per non aver amato abbastanza. Esso, in realtà, è deleterio e al contempo illusorio. È quindi sacrosanto che sia stato uno spreco non aver, magari, dato abbastanza amore, non aver aperto il cuore senza riserve nei confronti di queste persone, ma non di vita. Il nodo sta nel fatto che normalmente non si coglie il “gioco degli opposti” che governa la vita stessa, la dualità nella sua utilità (la conoscenza del bene e del male, per dirla con un'espressione biblica), ossia il fatto che sia necessario e inevitabile venire a contatto con la parte oscura della vita per poter capire e sapere che cos'è realmente quella lucente, bisogna pentirsi di non aver amato per amare successivamente, lasciando andare (gli anglofoni lo chiamano “letting go”) il pentimento stesso in una seconda fase.

Si percepisce come spreco anche il veder mal gestire il potere quando è nelle mani degli altri, quello di cui si parla nel detto “chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane”. Spesso sento affermare questo, sento dire da chi conosco che se avessero loro le possibilità che hanno altri (si riferiscono praticamente sempre a politici, parenti, amici che considerano più stupidi, etc.) allora avrebbero il mondo in mano, sarebbero dei manager di successo, sarebbero rispettati da tutti, avrebbero il potere temporale della Chiesa. Un'altra sciocchezza. In realtà, queste persone non hanno accesso a questo tipo di possibilità perché non avrebbero le capacità di gestirle. Senza entrare nei dettagli di come funzionano le leggi di attrazione e creazione della realtà (ampiamente discusse dai fisici), riporto l'esempio di chi vince i soldi al lotto e li sperpera nel giro di qualche mese (ho racconti accertati da parte di persone a me vicine). Ricchezza e potere così come povertà e sottomissione sono atteggiamenti interiori: inutile cambiare l'esterno se l'interiorità non è altrettanto sintonizzata sulle frequenze più elevate dell'abbondanza.


È infine sicuramente uno spreco di vita la staticità. Siamo esseri dinamici, in continuo cambiamento cellulare, emotivo, mentale: anche la nostra vita ha bisogno di questo. Essa è cosituita da cicli. Gli animali lo sanno bene e ce ne accorgiamo quando sentono lo stimolo di andare in letargo, quando emigrano da una zona all'altra del pianeta o quando risalgono un fiume in controcorrente. L'uomo è l'unico animale che sta imparando a non ascoltare questi suoi istinti utilissimi e facenti parte della sua natura. Ci facciamo prendere dalla “egoistica prudenza che ci impedisce di rischiare” ma anche dalla comodità della situazione da cui, inconsciamente, non riusciamo a discostarci e dalla paura delle emozioni negative attraverso cui dovremmo passare per liberarci di un peso (l'anatra non pensa al gelo delle correnti di vento che affronterà durante il volo: se ne va e basta!). Si ritorna sempre alla utilità della dualità: se non sto bene con me stesso perché i miei genitori non sanno che sono omossesuale, tenermelo dentro pur sentendo il desiderio di dirlo non farà altro che tradursi in qualche disturbo psicosomatico. Con questo non giudico chi, come un mio caro amico, a trent'anni ancora non ha trovato il coraggio di dirlo ai prorpi genitori: sono decisioni. Sto mettendo solo l'accento sulle conseguenze (lui, per esempio, ha la costante sensazione di nascondergli qualcosa e loro lo percepiscono). Questo è un caso particolare in cui gioca molto anche come potrebbero reagire venendo a conoscenza della sessualità del proprio figlio ma vi assicuro, sempre per esperienza diretta, che anche se non dovessero prenderla “bene”, chi si dichiara perché ne sente il desiderio cardiaco assume leggerezza e migliora la propria vita, anche se decide di andarsene di casa o se deve aspettare qualche anno prima che i parenti capiscano.

In ultima analisi, la felicità in vita si ottiene non sprecando le occasioni per amare, per cambiare la propria percezione del mondo e per osare il più possibile: c'è solo da guadagnare.


Vi segnalo un video esplicativo su che cos'è l'Abbondanza.
 https://www.youtube.com/watch?v=EmDPZW-pOFQ
Cliccando sull'immagine, sarete reindirizzati a un'intervista ad Igor Sibaldi, altro meraviglioso autore che consiglio se volete scoprire la Disobbedienza, lo Stupore e altri argomenti di fondamentale importanza per la vita su questo pianeta.

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